martedì 29 gennaio 2008

Pistacchio: il gioiello verde di Bronte


Pane di Gabriele Bonci e crema dolce di pistacchio di Bronte, pronti all'uso.

Un gioiello tutto siciliano, il pistacchio verde, brillante di Bronte. Nessun altro pistacchio è paragonabile a quello che cresce nel Catanese. I terreni lavici, alle pendici dell'Etna, grazie alla loro ricchezza di sali minerali lo rendono unico al mondo. Negli ultimi anni ci son state parecchie "imitazioni" ma non appena il palato tocca quello di Bronte non esistono più dubbi. l pistacchio di Bronte è un prodotto particolare: non si concima, non si irriga e produce ad anni alterni, viene rigorosamente raccolto a mano verso la fine del mese di Agosto. Chi raccoglie i pistacchi, con una sacca di tela al collo, si aggrappano ai rami con una mano e con l'altra staccano i chicchi ad uno ad uno. Una volta raccolti si liberano i semi dal mallo, mettendoli a seccare. In media, con una giornata di lavoro se ne possono raccogliere una ventina di chili a persona. Esistono moltissimi prodotti a base di pistacchio: croccanti, torroni, torroncini, le fillette (una sorta di savoiardi), paste, torte, spalmabili dolci e salate (il famoso pesto di pistacchi).

Sezione dei torroncini al pistacchio di Bronte.

E' un prodotto veramente fenomenale, saporito, ti accarezza il palato, te lo riempie e rimane persistente a lungo. Sia in pizzeria (Panna cotta al pistacchio) che qui in bottega (torroncini, torroni, crema spalmabile, pesto di pistacchi, pistacchi semplici sgusciati e croccantino) lo hanno apprezzato un po tutti. Oggi con tutti i prodotti a prezzo ridotto, ma meno saporiti, provenienti dall'Iran, Turchia, Stati Uniti parecchie industrie dolciarie e grandi salumifici hanno cambiato e comprato sempre meno dalla Sicilia. Noi nel gioiello verde di Sicilia ci siamo affezionati, profumi e sapori inconfondibili che sono difficili da sostituire...se non avete mai provato il VERO pistacchio è arrivata l'ora.
A presto b&f

sabato 19 gennaio 2008

Lonzino di fico



Tra la molteplicità di prodotti fantastici e nascosti in piccoli paesini italiani c'è anche il Lonzino di fico, divenuto oramai un Presidio Slow food. Siamo andati a pescarne una tipologia prodotta in maniera del tutto artigianale in un laboratorio piccolissimo, dove la famiglia lavora tutto manualmente, a partire dalla raccolta dei fichi (hanno 18 piante) all'etichettatura. Il Lonzino di fico è un prodotto tipico marchigiano, in via d'estinzione e viene prodotto in modo artigianale in alcuni comuni della provincia di Ancona. Intero si presenta come una salame (da questo il nome lonzino) compatto e solido. All'interno le materie prime utilizate sono: i fichi raccolti ed essiccati al sole amalgamati con mandorle, pezzetti di noce, semi d'anice unendo all'impasto un po di sapa (una volta) o mistrà (liquore ottenuto facendo macerare nell'alcool i semi di anice). Una volta creato l'impasto si avvolge in foglie di fico e si lega con un filo di spago. Al naso si percepisce l'odore netto di fico e frutta matura, in bocca l'anice e i pezzetti di noce completano il gusto dei fichi secchi in maniera equilibrata e rotonda. Facile da mangiare a fine pasto come dolce, interessante da abbinare a formaggi stagionati; birre ce ne sono molte da abbinare, io sotto mano avevo una 25dodici del buon Leonardo Di Vincenzo (Birra del Borgo) e devo dire che l'abbinamento è stato notevole. Il Lonzino di fico è un prodotto che nasce con la tradizione e che purtroppo è sempre più raro trovare...il bello, almeno per noi, è stato scovare i piccoli artigiani che ci mettono l'anima e il cuore. Solo entrare in quel laboratorio è stata un'esperienza straordinaria; appena aperta la porta un odore di fichi e di storia ci ha invaso le narici. Per fortuna esistono ancora persone che lavorano bene, basta cercarle.
Se passate di qui, reclamate un assaggio...b&f

mercoledì 16 gennaio 2008

Master of Food: le birre


I due bir&fud in collaborazione con Slow Food organizzano ed ospitano, in pizzeria, il Master of Food sulle birre. La birra ha una storia millenaria ed è probabilmente la più antica bevanda alcolica dell’umanità: già presso i Sumeri, tutti i ceti sociali avevano diritto a una certa quantità di birra. Nonostante oggi sia la bevanda più diffusa fra i giovani, non va dimenticato che la sua tradizione è lunghissima ed estremamente variegata. Insieme a Leonardo Di Vincenzo, docente Master of Food ed esperto mastro birraio, andremo ad esplorare il mondo delle birre, affascinante e molto più complesso di quanto comunemente si immagini. Questi quattro incontri presentano una panoramica sintetica, ma completa, sulle materie prime, sulle principali tipologie, sugli stili birrari, sulle zone di produzione e su come imparare a degustare e a riconoscere le birre.

Posti limitati, per informazioni e prenotazioni chiamare il bir&fud bottega allo: 06.5561677 o mandare una mail a: mirkocaretta@gmail.com

Costo: Euro 130 per i soci slow food - Euro 150 per i non soci. Si accettano prenotazioni dietro versamento di un acconto pari a 50 euro sempre presso la bottega (qui).

Dove: bir&fud pizzeria Via benedetta 23 (qui).

Quando: 4 lunedì di Febbraio 2008
Lunedì 4 febbraio ore 21,00
Lunedì 11 febbraio ore 21,00
Lunedì 18 febbraio ore 21,00
Lunedì 25 febbraio ore 21,00 (possibile variazione di data).

Primo incontro: Lunedì 4 febbraio, ore 21:00
La produzione e la degustazione
• Materie prime e fasi di lavorazione.
• Introduzione alla degustazione.
• Riconoscere una buona birra?
• Alla scoperta di malto, lieviti e luppolo: lavorazione e fermentazione.
• Come si degusta una birra: colore, schiuma, olfatto, gusto e retrogusto.
• Degustazione di quattro birre.

Secondo incontro: Lunedì 11 febbraio - ore 21:00
Tipologie e stili

• Lager e Ale, una questione di stile.
• Fermentazione alta, bassa, spontanea.
• Due filosofie diverse: Lager e Ale.
• Introduzione al concetto di stile birraio.
• Prova pratica di degustazione con confronto e riconoscimento tra birre a bassa e ad alta fermentazione.
• Degustazione di cinque birre.

Terzo Incontro: Lunedì 18 febbraio ore 21:00
Il colore del malto e la geografia della birra
• Approfondimento sugli stili birrari: il colore del malto e i colori della birra.
• La relazione tra colore e sapore.
• Descrizione delle principali zone di produzione nel mondo: Germania, Belgio, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Danimarca, Stati Uniti.
• Panoramica sugli stili birrari: lager, ale, stout, weisse, trappiste, birre di abbazia, pils, bock.
• Le birre artigianali.
• Degustazioni di sei birre.

Quarto incontro: Lunedì 25 febbraio - ore 21:00
Le specialità e gli abbinamenti
• Le birre che fanno stile a sé e le eccezioni.
• Le birre più alcoliche e le birre da meditazione.
• Le birre a fermentazione spontanea.
• Conservazione e temperature di servizio della birra.
• L’abbinamento birra-cibo: un incontro ricco di sorprese.
• Degustazione di cinque birre in abbinamento a cibo.

martedì 15 gennaio 2008

Achel:le birre della settimana


Per 15 giorni l'Achel, birrificio trappista, sarà etichetta della/e settimana/e in promozione. Quando Achel fu fondata nel 1846 l’edificio non prevedeva una birreria, e la birra veniva comprata da fornitori locali. Ma l’espansione del convento ed il desiderio di essere il più possibile indipendenti dall’esterno, portarono alla decisione di realizzarne una propria, autorizzata con Regio Decreto del 12 Luglio 1850. La costruzione, già iniziata nel mese di Giugno, terminò in due anni con la realizzazione della malteria. La birreria non aveva problemi d’approvvigionamento d’acqua perché era collegata con un condotto sotterraneo ad una sorgente. Viene tramandato che la qualità della birra, molto alcolica (12°), fosse decisamente buona. La birreria continuò a produrre fino al 1914, quando i monaci furono costretti ad abbandonare il convento sottoposto ad un bombardamento tedesco. Non vi tornarono più, stabilendosi non lontano ma in territorio olandese. Il convento venne occupato dai tedeschi, la birreria smantellata ed i bollitori in rame venduti a peso. Dopo la guerra la comunità di Achel chiese al ministero della guerra belga un risarcimento danni, per ricostruire convento e birreria. Ma siccome l’Abbazia risultava intestata a due Trappisti olandesi, la richiesta venne ritenuta infondata. Il contenzioso si trascinò fino al 1925.
Nel frattempo la ricostruzione del convento venne sospesa e l’idea di ricostruire la birreria accantonata per mancanza di risorse. Solo 80 anni dopo il sogno tanto atteso di una nuova birreria si realizzò. La produzione riprese l’8 Dicembre 1998 e venne ottenuto il marchio Authentic Trappist: la Achel divenne così la sesta birreria trappista belga. Il 5 Febbraio 1999 ci fu la prima vendita al pubblico e si trattò della prima Trappista del genere “blond” ad essere prodotta, anticipando la WestVleteren di qualche mese.

Allora la produzione era sotto la supervisione del famoso Padre Thomas di Westmalle, Abbazia Madre (cioè quella da cui provenivano i monaci fondatori) di Achel, che si fece garante della qualità degli ingredienti e delle birre rinnovate. Nel 2001 le condizioni di salute di Padre Thomas peggiorarono ed allora l’abate di Achel convinse Padre Antoine, per anni mastrobirraio a Rochefort, che si era ritirato in riposo ad Achel (a sua volta abbazia madre di Rochefort, fondata nel 1887) a rimettersi in attività.

Questo portò grande giovamento alle birre di Achel.Nel primo anno introdusse una Triple e, sfruttando la grande esperienza nella produzione di birre scure acquisita a Rochefort, nel Maggio 2002 introdusse la Achel Bruin 8%, probabilmente la prima grande birra di Achel. Come a Rochefort viene usato nella produzione anche del frumento. Attualmente Padre Antoine è ritornato a Rochefort ma anche il mastrobirraio attuale è un frate. La birreria produce solo 2000hl all’anno è non è visitabile. Ora le birre disponibili, almeno in Italia in bottiglia sono 3: Achel Blond da 33cl., Achel Bruin da 33cl., Achel Extra da 75cl.


In bottega sono tutte e tre disponibili. Per maggiori info anche sulle altre birre trappiste provate qui. A presto per i commenti. b&f

sabato 12 gennaio 2008

A Carnevale: la Cuddrireddra di Delia


In Sicilia di prodotti artigianali e d'eccellenza ce ne sono per tutti i gusti (tutta l'Italia se cerchiamo bene ne è piena), la Cuddrireddra di Delia forse è uno di quelli poco conosciuti ma di assoluto valore. Il nome è difficile da pronunciare per chi non è siciliano. A Delia questa parola dal suono duro indica un dolce buonissimo: un biscotto a forma di bracciale o coroncina il cui nome risale al greco kollura (cioè focaccia, pane biscottato di forma solitamente anulare). Nei vocabolari dialettali cuddrireddra sta per focacciuola, schiacciatina modellata a foggia di baco ravvolto, o piccola rotellina di pasta a forma di anello o corona. In Sicilia, e un po’ in tutto il sud Italia, si producono molti tipi di ciambelline fritte soprattutto per il periodo di Carnevale, ma solo a Delia si realizzano in questa forma complicata. Si narra che la forma a "corona" sia nata quale omaggio alle castellane che vivevano a Delia durante la guerra dei Vespri Siciliani (1282-1302) nella fortezza medioevale che sovrasta la cittadina. Sono passati sette secoli ma le cuddrireddre si producono ancora. La ricetta è semplice: si impasta la farina di grano duro con uova fresche, zucchero, un poco di strutto, vino rosso, cannella e scorzette di arancio. Si lavora la massa su un asse di legno (lo scanaturi) fino a quando raggiunge la giusta compattezza e poi la si divide in piccoli rotolini. La parte più complicata, che richiede manualità ed esperienza, ma che tutte le donne di Delia sanno realizzare benissimo, inizia a questo punto: si avvolgono i rotolini di pasta intorno ad un bastoncino che poi viene sfilato. La spirale di pasta viene appoggiata su un attrezzo chiamato “pettine” costituito da due asticelle di legno unite da una serie di striscioline di canna di bambù levigata. I pettini sono conservati con grande cura perché nessuno è più in grado di costruirli. Alcuni sono vecchissimi, posso avere anche più di 150 anni. Un oggetto bizzarro la cui funzione originaria era diversa: si trattava infatti di un pezzo del banco di tessitura. Sul “pettine” si appoggia la spirale di pasta che acquista la caratteristica “rigatura”. Si uniscono a questo punto le due estremità formando una corona. La cuddrireddra originale deve essere croccante, dolce, mai stucchevole, con in evidenza le note di cannella, di scorza d’arancio e un lievissimo sentore di vino rosso, utilizzato nell’impasto. In origine, era preparata in casa nel periodo di carnevale; oggi la si può trovare tutto l’anno e alcune pasticcerie della zona hanno iniziato a proporla. Rappresenta un ideale fine pasto e si abbina in maniera eccellente a barley wine, birre d'abbazia e perchè no con una blanche che richiama la scorza d'arancia...ad ognuno la sua scelta, basta che sia artigianale. Se passate in bottega l'assaggio della Cuddrireddra è garantito ogni giorno. A presto, b&f

giovedì 10 gennaio 2008

Anno nuovo, vecchie buone abitudini

Con l'anno nuovo i buoni propositi si sprecano, noi uno lo vogliamo portare avanti, ne va della salute o sbaglio? Mi riferisco all'iniziativa del cassettone, verdura e frutta di stagione fresca (per fortuna) d'agricoltura biologica (vera), e da oggi anche, uova, ricotta di pecora e yogurt di pecora tutto fresco, buono e soprattutto sano! Oltre al palato "ogni tanto" bisogna pensare alla salute.
b&f

sabato 5 gennaio 2008

Lotteria del bir&fud Bottega, il vincitore è...

Come da copione, oggi alle 20:30 scopriremo chi sarà il vincitore della "Riffa" natalizia del bir&fud bottega. Ricordatevi, il primo numero estratto sulla ruota di Roma...per controllare andate qui. Il premio lo avete visto tutti...per il ritiro, andate tranquilli ve lo teniamo qui in bottega. Vi ricordo ancora che i numeri sono stati tutti assegnati quindi ci sarà un vincitore oggi stesso. Grazie a tutti per aver partecipato, e in bocca al lupo. b&f

Ecco la sequenza dei numeri estratti sulla ruota di Roma:
75 - 3 - 34 - 13 - 89, il vincitore è il numero 75 complimenti!

mercoledì 2 gennaio 2008

De Struise e il 2008

Buon anno a tutti, e per non finire con i fuochi d'artificio, presentiamo subito, in strettissima collaborazione con il Ma che siete venuti a fà un nuovo, entusiasmante, birrificio belga con i suoi prodotti. Per ora qui in bottega abbiamo ( e presto alla spina in via Benedetta):

Kloeke Blonde da 33cl. "Blonde" 6%

Struise Rosse da 33cl. "Amber Ale" 5%

Struise Witte da 33cl. "Witbier con avena" 5%

Struiselensis da 75cl. "Tributo al lambic" 6%
Pannepeut 2006 da 75cl. "Strong Ale" 10%

tutte assolutamente favolose. In arrivo anche la Mikkeller...chi ben comincia è a metà dell'opera. Da NON perdere assolutamente. Ancora auguri, b&f